martedì 20 gennaio 2009

...D-Day...

...e infine eccoci giunti alla fatidica data del 20 gennaio, giorno dell'insediazione del nuovo Presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca....

...se ci sia stato in passato un altro Presidente su cui la gente ha riposto cosi tante speranze e sopratutto aspettative non m'è dato di saperlo ma in ogni caso l'attesa e la speranza di questo evento mai come in questo caso sono state cosi globalmente diffuse e condivise...


... il Suo discorso di insediazione è talmente pieno di positive innovazioni e sorprese sia nella forma che nei contenuti che non merita di essere commentato ne riassunto ma solo letto d'un fiato dalla prima all'ultima parola e, interamente sottoscritto.....

(Tratto da www.unita.it)

Miei concittadini,
mi trovo qui oggi vestito dei panni dell’umilta’ al cospetto del compito che ci attende, grato per la fiducia
che mi avete accordato, memore dei sacrifici sopportati da nostri antenati. Ringrazio il presidente Bush per
il servizio reso alla nazione nonche’ per la collaborazione e la generosita’ dimostratemi durante tutto il
periodo di transizione.

Quarantaquattro presidenti hanno prestato giuramento. Le parole del giuramento sono state pronunciate
durante l’alta marea della prosperita’ e durante le acque calme della pace. E non di meno, di tanto in tanto,
il giuramento viene pronunciato sotto un cielo carico di nubi e gravido di tempesta. In questi momenti
l’America e’ riuscita ad andare avanti non semplicemente grazie alle capacita’ e alla visione di chi la
governava, ma perche’ noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e non abbiamo
tradito la carta costituzionale.

Cosi’ e’ stato. E cosi’ deve essere anche con questa generazione di americani.

Tutti capiscono che siamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione e’ in guerra contro una diffusa rete di
violenza e di odio. La nostra economia e’ terribilmente indebolita a causa dell’avidita’ e
dell’irresponsabilita’ di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacita’ di compiere scelte difficili e di
preparare la nazione ad una nuova era. C’e’ chi ha perso la casa; c’e’ chi ha perso il lavoro; molte aziende
hanno chiuso. La nostra assistenza sanitaria e’ troppo costosa; troppi sono i giovani che le nostre scuole
non riescono a portare fino al compimento degli studi e ogni giorno che passa appare piu’ chiaro che il
modo in cui usiamo l’energia rafforza i nostri nemici e mette in pericolo il pianeta.
Questi sono gli indicatori della crisi confermati dai dati e dalle statistiche.

Meno misurabile, ma non meno drammatica e’ la perdita di fiducia che pervade il nostro Paese – una sorta di inquietante paura che il declino dell’America sia inevitabile e che la prossima generazione sia costretta a ridimensionare le sue aspettative.

Oggi vi dico che le sfide che dobbiamo affrontare sono reali. Sono serie e numerose. Superarle non sara’
facile e richiedera’ del tempo. Ma l’America deve sapere una cosa: riusciremo ad affrontarle con successo.
Ci troviamo qui oggi perche’ abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l’unita’ di intenti rispetto ai
conflitti e alla discordia.

Oggi intendiamo porre fine alle meschine lagnanze e alla false promesse, alle recriminazioni e alle verita’
troppo abusate che da troppo tempo strangolano la nostra politica.

Rimaniamo una nazione giovane, ma per dirla con le parole della Sacra Scrittura, e’ ora di abbandonare le
cose infantili. E’ giunta l’ora di ribadire il nostro spirito indomito, di scegliere la parte migliore della nostra
storia, di portare avanti quel dono prezioso, quella nobile idea trasmessa di generazione in generazione, la
promessa fattaci da Dio che tutti sono uguali, tutti sono liberi e tutti meritano la possibilita’ di perseguire la
propria personale felicita’.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, comprendiamo che la grandezza non si puo’ mai dare per
scontata. Va guadagnata. Nel nostro viaggio non abbiamo mai preso le scorciatoie e non ci siamo mai
accontentati di poco. Non e’ stato il cammino dei pusillanimi – di quanti preferiscono l’ozio al lavoro o
cercano solo i piaceri della ricchezza e della fama. Sono stati coloro che amano rischiare, che amano fare le
cose – persone celebri, ma spesso uomini e donne qualunque che svolgono un lavoro oscuro - che ci hanno
consentito di percorrere il sentiero lungo e accidentato che porta alla prosperita’ e alla liberta’.

Per noi questi uomini hanno impacchettato i loro pochi averi terreni e hanno attraversato gli oceani alla
ricerca di una vita nuova.

Per noi hanno lavorato duro subendo lo sfruttamento e hanno colonizzato il West, hanno sopportato la
frusta e hanno dissodato i campi.
Per noi hanno combattuto e sono morti in posti come Concord e Gettysburg, la Normandia e Khe Sahn.
Piu’ di una volta questi uomini e queste donne hanno lottato, si sono sacrificati e hanno lavorato fino a
spaccarsi le mani per garantirci una vita migliore. Vedevano l’America come qualcosa di piu’ grande della
somma delle nostre ambizioni individuali, piu’ grande di tutte le differenze di nascita o di ricchezza o di
appartenenza.

E’ questo il viaggio che oggi continuiamo. Rimaniamo la nazione piu’ prospera e potente della terra. I nostri
lavoratori non sono meno produttivi di quando e’ iniziata questa crisi. Le nostri menti non sono meno
inventive, le nostre merci e i nostri servizi non meno richiesti della settimana scorsa o del mese scorso o
dell’anno scorso. Le nostre capacita’ restano intatte. Ma e’ sicuramente tramontata l’epoca in cui
potevamo compiacerci di noi stessi, potevamo proteggere interessi angusti e rinviare decisioni sgradevoli.

Da oggi dobbiamo raccogliere le forze, rimboccarci le maniche e ricominciare l’opera di ricostruzione
dell’America.
Dovunque guardiamo c’e’ qualcosa da fare. La situazione dell’economia impone interventi audaci e rapidi e
noi interverremo – non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le basi di un nuovo periodo di
crescita. Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano i commerci e ci
tengono uniti. Ridaremo alla scienza il posto che merita e sfrutteremo le meraviglie della tecnologia per
migliorare la qualita’ dell’assistenza sanitaria e ridurne i costi. Sfrutteremo il sole e i venti e il suolo per
alimentare le auto e le fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole, i nostri college e le nostre universita’
affinche’ possano soddisfare i bisogni di una nuova era. Tutto questo possiamo fare. E tutto questo faremo.
C’e’ chi ritiene eccessive le nostre ambizioni – chi insinua che il nostro sistema non e’ in grado di tollerare
programmi troppo grandi. Costoro hanno la memoria corta. Infatti hanno dimenticato quanto il nostro
Paese ha gia’ fatto, quanto donne e uomini liberi possono realizzare quando all’immaginazione si uniscono
uno scopo comune e l’esigenza di essere coraggiosi.

I cinici non riescono a capire che la terra e’ franata sotto i loro piedi – che gli argomenti politici stantii che ci
logorano da tempo non valgono piu’. Oggi non ci chiediamo se c’e’ troppo Stato o troppo poco Stato, ma ci
chiediamo se la macchina dello Stato funziona – se aiuta le famiglie a trovare un lavoro retribuito in
maniera dignitosa, a curarsi sopportando costi contenuti, ad avere una pensione dignitosa. Ogni qual volta
la risposta e’ affermativa, abbiamo intenzione di continuare sulla stessa strada. Quando invece la risposta e’
negativa e’ nostra intenzione porre fine ai programmi pubblici che non funzionano. E quelli di noi che
gestiscono il denaro pubblico debbono rispondere del loro operato – debbono spendere con saggezza,
rivedere le cattive abitudini e operare alla luce del giorno – perche’ solo cosi’ facendo possiamo ripristinare
il rapporto di fiducia tra il popolo e il governo.

Non ci chiediamo nemmeno se il mercato e’ una forza del bene o del male. La sua capacita’ di generare
ricchezza e di allargare i confini della liberta’ e’ impareggiabile, ma questa crisi ci ha ricordato che senza un
occhio attento il mercato puo’ sfuggire al nostro controllo – e che una nazione non puo’ prosperare a lungo
quando favorisce esclusivamente i ricchi. Il successo della nostra economia e’ sempre dipeso non solo
dall’ammontare del nostro PIL, ma dalla diffusione della prosperita’, dalla nostra capacita’ di garantire
opportunita’ a tutti gli uomini di buona volonta’ – non per ragioni caritatevoli, ma perche’ e’ la strada piu’
sicura per realizzare il bene comune.

Anche per quanto riguarda la difesa comune, respingiamo la falsa scelta tra la nostra sicurezza e i nostri
ideali. I nostri Padri Fondatori al cospetto di pericoli che non riusciamo nemmeno ad immaginare,
concepirono una carta costituzionale per garantire lo stato di diritto e i diritti dell’uomo, una carta
tramandata con il sangue di generazioni di americani. Questi ideali illuminano ancora il mondo e non li
abbandoneremo per ragioni di convenienza. A tutti gli altri popoli e governi che ci guardano oggi, dalle
capitali piu’ grandi al piccola villaggio nel quale vide la luce mio padre, dico: sappiate che l’America e’ amica
di tutte le nazioni e di tutti gli uomini, donne e bambini che aspirano ad un futuro di pace e dignita’ e che
siamo nuovamente pronti a metterci alla testa del mondo.

Non dimenticate che le generazioni che ci hanno preceduto sconfissero il fascismo e il comunismo non solo
con i missili e i carri armati, ma con salde alleanze e convinzioni profonde. Compresero che la nostra sola
potenza non ci puo’ proteggere ne’ ci puo’ consentire di fare cio’ che vogliamo. Sapevano invece che la
nostra potenza aumenta facendone un uso prudente, che la nostra sicurezza deriva dalla giustezza della
nostra causa, dalla forza dell’esempio, dalle qualita’ sobrie dell’umilta’ e della moderazione.

Siamo i custodi di questa eredita’. Guidati ancora una volta da questi principi possiamo far fronte alle nuove
minacce che chiedono uno sforzo ancora maggiore - e chiedono altresi’ una maggiore cooperazione e una
maggiore comprensione tra le nazioni. Cominceremo responsabilmente con il lasciare l’Iraq alla sua gente e
con il costruire una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con i nostri vecchi amici ed ex nemici,
lavoreremo instancabilmente per ridurre la minaccia nucleare e per fugare lo spettro di un pianeta sempre
piu’ caldo. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita ne’ vacilleremo quando dovremo difenderlo e a
quanti tentano di realizzare i loro obiettivi spargendo il terrore e massacrando degli innocenti, diciamo che
il nostro spirito e’ piu’ forte e che non lo si puo’ spezzare, che non potranno piegarci e che saremo noi a
sconfiggerli.

Sappiamo infatti che la nostra composita eredita’ e’ una forza, non una debolezza. Siamo una nazione di
cristiani e musulmani, ebrei e indù – e di non credenti. Si mescolano nel nostro Paese lingue e culture di
ogni parte della terra e, dal momento che abbiamo assaggiato l’amara brodaglia della guerra civile e della
segregazione e siamo emersi da quel buio capitolo della nostra storia piu’ forti e piu’ uniti, non possiamo
non credere che i vecchi odii un giorno svaniranno, che i confini della tribu’ presto si dissolveranno, che
nella misura in cui il mondo diventera’ sempre piu’ piccolo, si rivelera’ la nostra comune umanita’ e che
l’America deve svolgere il suo ruolo nell’aprire la strada ad una nuova era di pace.

Al mondo musulmano dico che cerchiamo una nuova via di uscita basata sugli interessi reciproci e sul
reciproco rispetto. Ai leader del mondo che cercano di alimentare i conflitti o di addossare all’Occidente le
responsabilita’ dei mali delle loro societa’, dico che i loro popoli li giudicheranno per cio’ che faranno, non
per cio’ che distruggeranno. A quanti rimangono aggrappati al potere con la corruzione, la menzogna e
soffocando il dissenso, dico che stanno dalla parte sbagliata della storia, ma che tenderemo loro la mano se
si dimostreranno disposti ad un segno di pace.

Alla gente delle nazioni povere diciamo che ci impegniamo a lavorare con loro affinche’ le loro fattorie
prosperino, l’acqua potabile non manchi e possano nutrire i loro corpi smunti e le loro menti affamate. E a
quelle nazioni che, come la nostra, conoscono una relativa abbondanza diciamo che non possiamo piu’
permetterci un atteggiamento di indifferenza nei confronti delle sofferenze al di fuori dei nostri confini e
che non possiamo sfruttare le risorse del mondo senza curarci delle conseguenze perche’ il mondo e’
cambiato e dobbiamo cambiare anche noi.

Nel riflettere sul cammino che ci attende, ricordiamo con umile gratitudine i coraggiosi americani che, in
questo preciso momento, pattugliano lontani deserti e remote montagne. Oggi hanno qualcosa da dirci
proprio come gli eroi caduti che riposano ad Arlington e sussurrano nel tempo. Li onoriamo non solo
perche’ sono guardiani della nostra liberta’, ma perche’ riflettono lo spirito di servizio, la volonta’ di trovare
un senso in qualcosa piu’ grande di loro. E non di meno in questo momento – un momento che definira’
una generazione – e’ proprio questo spirito che vive in noi tutti.

Per quanto il governo possa e debba fare, in ultima analisi la nazione poggia sulla fede e la determinazione
degli americani. Sono la gentilezza con cui si accoglie in casa un estraneo in un momento difficile e la
generosita’ dei lavoratori che accettano una riduzione dell’orario di lavoro per non far perdere il posto ad
un amico che ci guidano nei momenti piu’ bui. Sono il coraggio di un pompiere che si precipita su per una
rampa di scale piena di fumo, ma anche il desiderio di un genitore di crescere il figlio che alla fine decidono
il nostro destino.

Le nostre sfide forse sono nuove. Potrebbero essere nuovi anche gli strumenti per affrontarle. Ma i valori
dai quali dipende il successo – duro lavoro e onesta’, coraggio e correttezza, tolleranza e curiosita’, lealta’ e
patriottismo – sono cose vecchie. Sono cose vere. Sono stati la forza tranquilla del progresso durante tutta
la nostra storia. Chiediamo quindi il ritorno a queste verita’. A noi si chiede una nuova era di responsabilita’
– il riconoscimento, da parte di tutti gli americani, che abbiamo doveri nei confronti di noi stessi, della
nostra nazione e del mondo, doveri che non accettiamo mugugnando, ma che accettiamo con gioia,
consapevoli che non v’e’ nulla di piu’ soddisfacente per lo spirito, nulla che meglio definisce il nostro
carattere dell’impegnarci anima e corpo in un compito difficile.

Questi sono il prezzo e la promessa del nostro essere cittadini.

Questa e’ l’origine della nostra fiducia – sapere che Dio ci chiama a dare forma ad un destino incerto.
Questo e’ il significato della nostra liberta’ e del nostro credo – che uomini, donne e bambini di ogni razza e
fede possano celebrare insieme in questo magnifico spazio e che un uomo il cui padre meno di 60 anni fa
poteva non essere servito in un ristorante ora e’ dinanzi a voi dopo aver pronunciato un sacro giuramento.
Contrassegniamo questo giorno con il ricordo di chi siamo e di quanto a lungo abbiamo viaggiato. Nell’anno
della nascita dell’America, in un giorno freddissimo, un piccolo manipolo di patrioti si riuni’ accanto al fuoco
morente degli accampamenti nei pressi di un fiume gelato. La capitale era abbandonata. Il nemico
avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l’esito della rivoluzione era quanto mai in
dubbio, il padre della nostra nazione ordino’ che alla gente fossero lette queste parole:
“Che in futuro il mondo sappia…che nel cuore dell’inverno quando potevano sopravvivere solamente la
speranza e la virtu’….citta’ e campagna allarmate dal comune pericolo unirono le forze per affrontarlo”.
America. Al cospetto dei comuni pericoli, nell’inverno delle nostre sofferenze, ricordiamo queste immortali
parole. Con la speranza e la virtu’, superiamo con coraggio una volta ancora le correnti ghiacciate e
resistiamo alle possibile tempeste. Che i figli dei nostri figli possano dire che quando siamo stati messi alla
prova non abbiamo consentito che il nostro viaggio fosse interrotto, che non abbiamo voltato le spalle, che
non abbiamo esitato e, con lo sguardo fisso all’orizzonte e con la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato
avanti il grande dono della liberta’ e lo abbiamo consegnato alle generazioni future.


....leggo, condivido e sottoscrivo..



lunedì 19 gennaio 2009

...emblema della vegogna Italiana

Sacconi (di letame) dichiara:

(Tratto da Repubblica)
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/cronaca/eluana-2/eluana-2/eluana-2.html

"è stato un atto di governo doveroso, di indirizzo al servizio sanitario nazionale affinchè avesse comportamenti omogenei sul dovere di alimentazione ed idratazione delle persone disabili, in ossequio alla legislazione italiana e alle carte dell'Onu".

Nel concreto questo significa che, se una struttura del Ssn eseguisse la sentenza della Cassazione che autorizza il distacco del sondino per Eluana, "questa struttura opererebbe contro la legge".

....http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/cronaca/eluana-eutanasia-5/sacconi-indagato/sacconi-indagato.html?ref=search....


...egregio Ministro Sacconi è vero, Lei non deve farsi intimidire....deve farsi internare!

...per il resto credo ci sia poco da commentare solo vorrei esprimere ancora una volta, nel mio piccolo, la mia sentita solidarieta alla famiglia Englaro e...le mie scuse, come cittadino italiano, di quella stessa Italia che li ha messi e li mantiene tuttora alla gogna calpestando non solo i più elementari e personali diritti della persona ma, cosa ancor più grottesca e inamissibile, l'Istituzione stessa della magistratura in generale e della Cassazione in particolare.....

venerdì 16 gennaio 2009

...contrappeso...

.....cari amici Palestinesi

...come tanti altri ho scritto, commentato, risposto e mi sono incazzato per tutto quello che sta succedendo nella vostra povera terra, alla vostra povera gente e alle nuove e nuovissime generazioni di sfortunati bambini palestinesi che oltre a subire il danno maggiore dalla situazione attuale sono quelli destinati a sopportarne l'eco lunga e gli strascichi negativi per tutta la vita...

...una cosa però mi sento di contestarvela anche in questo tragico momento: la dedizione e il credito che date ad Hamas che sempre più agli occhi di tutto il mondo sembra una di quelle gang che infestavano le citta del far west in cui, eleggendo il giudice e lo sceriffo fra i componenti della banda, facevano il brutto e il cattivo tempo o come i mammasantissima e i mafiosi di prima generazione nostrani amati e rispettati dalla gente adirittura come uomini d'onore o eroi moderni.....per poi scoprire lentamente ma inesorabilmente, che quegli stessi eroi non erano altro che farabutti della peggior specie e precipitare in un incubo da cui non siamo riusciti ad uscire nemmeno mezzo secolo dopo......

...Hamas ha combattuto una guerra fraticida contro Al Fatah scacciandola dalla striscia con quale risultato? cosa vi ha portato l'assegnazione della maggioranza dei seggi parlamentari a questi signori? questi stessi signori che non esitano a farsi scudo della povera gente nascondendosi e lanciando i loro stupidi oltre che poco efficaci razzi Kassam dalle scuole dagli ospedali e, adirittura dalle moschee?....

...per dirla con un detto italiano "vi siete dati anzi vi state dando la zappa sui piedi da soli"

...purtroppo sangue chiama sangue e credo che le conseguenze di questo disastroso conflitto saranno i semi delle violenze future e che questa spirale non vedrà la fine che in un baratro sempre piu fondo e buio.....

...in ogni caso spero che la dura lezione subita serva quantomeno a rendervi più guardinghi e sospettosi anche verso i vostri stessi rappresentanti che da voi, come nella maggior parte dei paesi cosiddetti industrializzati, pensano più al tornaconto personale che agli interessi della popolazione! ....

....è un ultimo consiglio.... smettetela di invocare la distruzione dello Stato di Israele che tanto non potra mai verificarsi o almeno non nello spazio di una vita terrena ma concetratevi sulla formazione e sul consolidamento di uno Stato Palestinese ....... e che con l'inevitabile e anzi auspicabile ricostruzione risorga dalle macerie una nuova Palestina come un Araba Fenice dalle fiamme più libera e forte di prima.

martedì 13 gennaio 2009

....Gaza: la terza fase....



...c'è di che essere fieri nell'appartenere ad una nazione , ad uno stato cosi potente cosi virile cosi dannatamente efficace nel risolvere i problemi di difesa interna....e c'è da imparare sui metodi di risoluzione delle controversie messi in atto dai governanti israeliani......direi che si potrebbe prendere ad esempio quanto sta succedendo da piu di 20 giorni nella striscia di Gaza.....per istruire i ragazzi delle scuole sugli atteggiamenti e sulle azioni e quindi sull'identificazione di uno stato nazista, razzista e genocida quale è in questo momento quello israeliano....


...c'è da imparare molte cose da parte di chi volesse emulare le gesta di questi eroi.....come mettere in atto un genocidio con la complicita e l'approvazione della comunita internazionale, come raggruppare civili, donne e bambini in un unico plesso si da bombardarlo piu efficacemente e con notevole risparmio di tempo e armamenti, come dar fondo per poi rinnovare le scorte di armi accatastate anno dopo anno non sprecandone nessuna e anzi sperimentandone sempre di nuove e sempre piu letali e sopratutto come fare il tutto in barba a tutto il resto del mondo impedendo l'accesso alle zone di guerra non solo ai giornalisti e ai media in generale ma agli aiuti umanitari medici volontari....(in fondo i Palestinesi non sono esseri umani ma carne da cannone)...


...per cui cari ragazzi se volete un idea ed una dimostrazione pratica di quello che fu il nazismo e di tutte le barbarie e malefatte di cui si rese protagonista affrettatevi! non avete che da leggere e informarvi su quanto sta accadendo a Gaza......ma ...fate presto per carita! con la terza fase appena iniziata se aspettate ancora un po correte il rischio di trovare solo un deserto di macerie irriconoscibili...


....P.S. non ho niente contro gli ebrei che considero al pari dei cattolici o cristiani, buddisti, mussulmani o induisti, avventori dell'ultima ora e sette varie, ciascuno ha diritto di professare la fede che crede; non mi sfiora nemmeno l'idea di cancellare lo stato di Israele nè di discuterne la pur discutibile formazione; la questione riguarda l'attuale Stato di Israele e l'imbarbarimento cui sta andando incontro .....


Orgoglioso di non essere Israeliano




giovedì 8 gennaio 2009

...child from Gaza

...la strage degli innocenti....


























....la strage degli innocenti..

(Tratto da http://guerrillaradio.iobloggo.com/)

......."All' innocente gente di Gaza, la nostra guerra non è una guerra contro di voi ma contro Hamas, se non la smettono di lanciare razzi voi vi troverete in pericolo". .....

.....E' la trascrizione di una registrazione che è possibile ascoltare rispondendo al telefono queste ore a Gaza.......













"Questa non è una guerra perché non ci sono due eserciti che si battagliano su di un fronte, è un trovarsi sotto assedio da un'aviazione, una marina, ed ora pure una fanteria fra le più potenti del mondo, sicuramente la più avanzata in fatto di equipaggiamento militare tecnologico, che ha attaccato una misera striscia di terra di 360 kmq, dove la popolazione si muove ancora sui muli e c'è una resistenza malearmata la cui unica forza è quella di essere pronta al martirio."

domenica 4 gennaio 2009

....Gaza....

.....

....niente pace niente giustizia ne ho sentite anche troppe di cazzate vomita sentenze da una bocca che sputa parole di fuoco ma è un gioco? con un buono e un cattivo un occidente indignato, nulla di dichiarato e accanto, un pò di ritmo violento ma attento non confondere Saddam con Che Guevara ma in Iraq e Afganistan è la Casa Bianca che spara; nessuno che si sia mai preoccupato, nessuno, nessuno che ci abbia mai informato, nessuno ma la posta in gioco questa volta è più alta (la questione Palestina va risolta) e allora lo stile si apre ed armato di retorica e di guerra, una campagna se vuoi un po troppo efficace finche non c'è giustizia no nessuna pace.....

...volti cupi con i mitra all'angolo della strada all'angolo della strada....

...menti marce regole di gioco, ipotesi e parole contano poco, non è poi cosi assurdo capire che responsabile è anche chi non ci crede.....

....none none non voglio vivere questa guerra none none nessu risiko tragico intanto il telegiornale bombarda...stan lanciando bombe in Palestina, aerei americani su Bagdad....l'Islam minaccia l'occidente...sangue...il terrorismo dilaghera....

..notzie tagliate e ricucite come Nato comanda sparate nelle orecchie da una brutta banda ma la storia insegna, tanto c'è qualche politico che di sicuro ci guadagna intanto parte l'era del giornale bombarda..........

............